Quell’azione tanto semplice e banale quel giorno mi sembro’ un atto di coraggio. Non uscivo di casa da una decina di giorni ma era ormai giunto il momento di fare rifornimento di viveri. Sembrerà assurdo, ma la notte prima feci fatica persino ad addormentarmi all’idea di dover uscire e andare fino al primo negozio.
Mi metteva ansia.
Dovevo prendere la macchina ed affrontare l’ignoto, armata di guanti e mascherina. Feci la lista ma finii per comprare il doppio, ovviamente per non dover ripetere l’esperienza a breve…
Partii la mattina presto, strade semi deserte, in negozio incontrai poca gente, la maggior parte uomini, vagavano per le corsie con la lista in mano, li vedevo concentrati ma quando i nostri sguardi s’incrociavano di sfuggita gli occhi trasmettevano angoscia ed incredulità. Se ti trovavi gia’ in una corsia non entrava nessun’altro, se ti vedevano cambiavano immediatamente direzione, nessuno si avvicinava mai a te. Io indossavo una mascherina con la valvola, che per qualche ignoto motivo avevo riposto nell’armadio anni prima.
Non respiravo.
Il timore di dimenticare qualcosa, gli sguardi terrorizzati della gente, quell’atmosfera surreale e soprattutto la mascherina mi toglievano l’ossigeno, ogni tanto dovevo alzarla per prendere fiato. Ci misi circa un oretta a compiere la “missione”, mi parve un’eternità. Appena fuori dal supermercato tirai finalmente un bel sospiro di sollievo, era come se avessi fatto la spesa in apnea. Cominciai a riprendermi solo una volta rientrata in casa.
Non oso nemmeno immaginare quello che hanno vissuto e stanno vivendo medici ed infermieri, al confronto la mia piccola esperienza è totalmente priva di valore ma è certamente quello che si sono trovati a vivere tante persone in quarantena.